Candidato Sindaco minacciato rinuncia alla Candidatura

Caserta, 09.10.2021 larepubblica - Domenico Damiano, imprenditore candidato alle prossime elezioni amministrative al Comune di Orta di Atella (Caserta) - l'ente è sciolto dal 2019 per infiltrazioni camorristiche - ha deciso di rinunciare alla candidatura dopo aver subito alcuni atti intimidatori presso la sua abitazione. Atti prontamente denunciati.
"Stavamo portando avanti - dice Damiano - un programma per dare una svolta decisiva alla nostra città. Abbiamo creato un gruppo di persone che rappresentano il meglio della nostra comunità, professionisti che intendevano dare un contributo fattivo alla rinascita ortese, ma gli atti intimidatori nei miei confronti proprio a ridosso della candidatura, dimostrano ancora una volta la presenza ingombrante della criminalità organizzata nel nostro territorio. La nostra città - conclude l'imprenditore - ha bisogno di un maggior controllo da parte delle istituzioni competenti, che possa garantire la discesa in campo della buona politica".
Ad Orta di Atella - come in altri comuni sciolti per infiltrazioni camorristiche - si voterà il 7 novembre.

L’adolescente è fuggita terrorizzata da quell’uomo che era anche armato di uno spaventoso machete

Londra, 09.10.2021 notizie - Violenza e sollievo a Tottenham, nel Regno Unito, dove una 14enne è riuscita a scappare da un 50enne che tentava di rapirla: secondo il concitato racconto dei media locali l’adolescente è fuggita terrorizzata da quell’uomo armato di uno spaventoso machete e lo ha fatto arrestare dopo aver chiamato la polizia locale. A finire in stato di fermo un uomo di 50 anni a cui è contestato anche il possesso del tutto illegale di un’arma da taglio. E di arma spaventosa si tratta: un lungo ed affilato machete militare con una lama di oltre 30 centimetri, brunitura ed elsa con para nocche professionale per i corpo a corpo.
A tottenham una 14enne scappa da un 50enne che voleva adescarla
L’uomo è stato prontamente arrestato dopo aver tentato di fare una cosa che per molti versi appare ancora incomprensibile ed oggetto di accurate indagini da parte degli agenti della polizia cittadina: rapire una ragazza di 14 anni alla fermata dell’autobus. Secondo quanto riportato dai media le pattuglie della polizia sono state allertate per un intervento urgente in High Road, intorno alle 16:45 del 7 ottobre: la segnalazione spiegava che c’era un uomo che si era avvicinato a un adolescente.
I commenti osceni e poi l’invito: 14enne scappa da un 50enne
A quel punto l’aggressore avrebbe iniziato ad indirizzare commenti di sapore osceno verso la ragazza presa di mira e, contestualmente, forse autoeccitandosi nel proferire quelle parole terribili, l’avrebbe “invitata” ad andare con lui. A quel punto la ragazzina, che era ferma in attesa dell’autobus, è scappata ed ha chiamato la polizia. La giovane è illesa, ma è rimasta gravemente turbata da quell’episodio.
L’arresto dopo che una 14enne era scappata da un 50enne armato e pericoloso
Dal canto suo il 50enne è stato individuato e arrestato con l’accusa di tentato rapimento, possesso di arma illegale e, in più dato che era pregiudicato, per mancata comparizione in tribunale. L’uomo è stato ristretto in regime di custodia mentre la polizia continua a indagare sull’accaduto ed ha lanciato un appello ad eventuali testimoni: chi avesse informazioni utili sull’episodio dovrà contattare il numero 101 citando il riferimento CAD 5537/7 ottobre. Lo scopo è chiarire se l’uomo abbia messo in atto ulteriori minacce verso altri cittadini se avessi motivi specifici per prendere di mira la sua vittima.

Il maggiordomo killer in libertà. L’ira del figlio della contessa: “È ingiusto”

Roma, 09.10.2021 ilgiornale - Il "maggiordomo assassino", così com'è passato in rassegna alla cronaca Manuel Winston Reyes, il killer della contessa Alberica Filo Della Torre, tornerà in libertà il prossimo lunedì 10 ottobre dopo aver scontato 10 anni di carcere. "La scarcerazione è una cosa indegna. E' assurdo che una persona che si è macchiata di un reato così grave possa tornare libero dopo soli 10 anni", ha spiegato all'Agenzia Stampa Ansa il figlio della contessa, Manfredi Filo Della Torre Mattei. Reyes era stato condannato a 16 anni di reclusione il 14 novembre del 2011; la sentenza era diventata definitiva nel 2012.
Il delitto dell’Olgiata
La contessa Alberica Filo Della Torre fu ritrovata senza vita nella sua villa all'Olgiata, un elegante quartiere a Nord di Roma, la sera del 10 luglio 1991. Le indagini iniziali per quello che poi passerà alla memoria della cronaca nera come "il delitto dell'Olgiata", non portano a nulla di fatto. Una serie di errori commessi durante le investigazioni, depistarono gli inquirenti cosicchè la vicenda fu presto archiviata e il killer della nobil donna potè restare a piede libero per lungo tempo. Il caso giunse alla svolta definitiva quando il marito della contessa, il costruttore Pietro Mattei, decise di condurre delle indagini private nel tentativo di stabilire la verità sul drammatico accaduto. Determinante, in tal senso, fu la prova del Dna che incastrò il maggiordomo filippino Manuel Winston Reyes. Dopo aver incassato una condanna a 16 anni di reclusione nel novembre del 2011, il filippino ha potuto beneficiare di una serie di sconti che ne hanno ridotto la pena: da lunedì sarà di nuovo a piede libero.
“Scarcerazione è ingiusta”
"Roma è una città grande ma può essere anche molto piccola. Se mi dovesse capitare di incontrare Manuel Winston Reyes, l'assassino di mia madre, gli farei i complimenti per avere preso per i fondelli tutti. Per essere riuscito a vivere da uomo libero per oltre 20 anni, per essersi fatto una famiglia e avere dato il nome di mia madre a sua figlia". Sono state queste le parole di Manfredi Filo Della Torre Mattei dopo aver appreso la notizia dell'imminente scarcerzione del killer di sua madre.
"La scarcerazione è una cosa indegna - aggiunge -. E' assurdo che una persona che si è macchiata di un reato così grave possa tornare libero dopo soli 10 anni e poi ci sono persone che per fattispecie meno drammatiche restano dietro le sbarre per molto più tempo. Va ripensato questo sistema. In questa vicenda, inoltre, si è arrivati ad una verità anche grazie a quanto fatto negli anni da mio padre che non si è mai arreso". 

Terra dei Fuochi: centinaia di attivisti in strada contro il biodigestore a Gricignano

Caserta, 09.10.2021 larepubblica - Centinaia di attivisti sono scesi in strada questo pomeriggio per contestare la realizzazione di un biodigestore da 110mila tonnellate di Forsu (rifiuti organici) previsto nella zona industriale di Aversa Nord, nel comune di Gricignano d'Aversa (Caserta). Gli attivisti del comitato 'No biodigestore', assieme a tante associazioni e alle istituzioni locali, hanno manifestato con un sit-in nella zona Asi, all'esterno di una delle aziende già presenti che deterrebbe, come spiegato dai manifestanti, alcune quote della società che avrebbe richiesto l'impianto. "Noi chiediamo agli imprenditori di ritirare la richiesta di autorizzazione e alla Regione di bocciare il biodigestore", hanno detto a LaPresse Giovanna Moretti e Francesca Tessitore, del comitato 'No Biodigestore'. Un imperativo chiaro anche in virtù della situazione già drammatica che vive il territorio, al centro della Terra dei fuochi.

Napoli, la denuncia di una mamma: "Mio figlio autistico chiuso in palestra dai prof."

Napoli, 09.10.2021 tgcom24 - "A scuola non c'è una figura di supporto e di controllo e così hanno tenuto mio figlio chiuso per ore in palestra, perché non sanno gestirlo". E' la denuncia di una mamma di un ragazzo di 14 anni affetto da disturbo dello spettro autistico e disabilità intellettiva che frequenta la prima media a Castellammare di Stabia (Napoli). Come riporta Il Mattino, dopo la denuncia dei genitori, che dicono di averlo trovato senza vestiti e sporco dei suoi stessi escrementi, sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta.
Il caso - Il 30 settembre, alle 11.30, la mamma del ragazzo ha ricevuto una telefonata da parte della cooperativa che si occupa di riaccompagnare il 14enne a casa: "Correte a scuola, vostro figlio è tutto sporco". Mentre raggiungeva l'istituto insieme al marito, le sono arrivate altre due chiamate: una dalla stessa operatrice che la invitava a fare presto e l'altra dalla scuola. I genitori dicono di essere arrivati a scuola e di aver trovato il figlio solo in palestra, senza vestiti e sporco. "Un trattamento che nessun essere vivente dovrebbe ricevere", ha detto la mamma del 14enne. Successivamente, sono intervenuti i carabinieri.
"Il disturbo di Francesco - hanno spiegato i genitori - non incide sui propri bisogni, si fa capire se deve andare in bagno ed è estremamente attento alla sua pulizia. Questo significa che nostro figlio è stato lasciato solo e anche per molto tempo, altrimenti non trova spiegazione come si sia denudato e abbia defecato in giro per la palestra, oltre ad aver mangiato e seminato i resti della merenda sempre nella stessa sala. Avrebbe potuto ferirsi o sentirsi male, lo hanno tenuto chiuso in palestra come un cavallo in una stalla".
La replica della scuola - "Per il ragazzo quest'anno abbiamo attivato 27 ore di sostegno, il massimo e, convinti che un insegnante solo non bastasse, gliene abbiamo messi a disposizione due; in più da lunedì scorso ha ottenuto anche 15 ore di supporto di un'assistente socio sanitaria. Quel giorno l'alunno ha cominciato a spogliarsi da solo più volte, tante quante gli insegnanti provavano a rivestirlo. Ha avuto una crisi ed essendo lui un ragazzo alto 1,90 per 120 kg non si riesce sempre a contenerlo. In palestra viene portato perché ha bisogno di spazi ampi, in classe più volte ha sradicato gli oggetti dai muri. Quando si è denudato per l'ultima volta ha anche fatto i bisogni che poi provava a lanciare contro gli insegnanti presenti. Il dispiacere per l'alunno resta tutto ma noi più che garantire il doppio di orario in frequenza proprio perché consapevoli delle difficoltà non possiamo fare. Siamo di fronte ad un caso che la scuola non riesce ad affrontare, c'è un disagio enorme alla base, che va gestito diversamente", ha spiegato il preside dell'istituto sentito dal Mattino.

Morti nelle RSA, chieste le prime Archiviazioni: ridotte conoscenze scientifiche e scarse risorse.

Torino, 07.10.2021 corrieredellasera - Più dello scudo penale, al momento chiamato in causa in maniera marginale, ha pesato l’impreparazione di fondo davanti alla prima ondata della pandemia, tra le ridotte conoscenze scientifiche del Covid e la scarsità di personale sanitario: sono queste le ragioni che hanno spinto la Procura a chiedere l’archiviazione per quattro inchieste sulle morti nelle Rsa di città e provincia e che, a vario titolo, ipotizzano l’epidemia e l’omicidio colposi. Una lettura, quella del pool di magistrati coordinati dal Procuratore aggiunto Vincenzo Pacileo, che potrebbe essere poi applicata a gran parte dei fascicoli aperti a suo tempo per fatti accaduti nei primi mesi del 2020. Dopodiché toccherà al gip decidere, pure davanti alle opposizioni (all’archiviazione) che potrebbero essere sollevate dai legali delle parti offese, i famigliari dei pazienti deceduti. Nella sostanza, dal punto di vista giuridico, la situazione era tale da non poter far ricadere sui vertici e sul personale della Rsa la responsabilità di carattere penale che è, appunto, personale. Poi certo, le varie inchieste hanno fatto emergere pure alcuni profili di organizzazione lacunosa, e pasticci, ma questo semmai potrà pesare in future cause civili. In altri casi, al momento residuali, ci sarebbe comunque lo scudo penale, introdotto in sede di conversione del decreto legge 44 del 2021, e che prevede la «non punibilità», durante l’emergenza, ai fatti commessi «nell’esercizio di una professione sanitaria». Salvo il caso di colpa grave. Un profilo di colpa, quest’ultimo, che difficilmente potrà essere provato: vista la limitatezza delle conoscenze scientifiche e delle terapie in quel momento; della scarsità delle risorse umane e materiali concretamente disponibili in relazione al numero dei casi da trattare; e constatato il minor grado di esperienza e di conoscenze tecniche possedute dal personale non specializzato impiegato per far fronte all’emergenza. Sostanzialmente gli stessi criteri fatti propri nelle prime richieste di archiviazione appena avanzate dalla Procura. Oltre alle constatazioni rispetto a quel preciso momento storico, i magistrati hanno considerato anche la giurisprudenza, consolidata anche se non folta, a proposito del reato di epidemia: per il quale si ipotizza una fattispecie commissiva, e non omissiva. Last but non least, non furono fatte le autopsie, sia per la mancanza di un numero sufficiente di locali adeguati sia per la raccomandazione del ministero della Sanità: in quel momento, le operazioni avrebbero innalzato i rischi di altri contagi. Già nel giugno scorso, anche la Procura di Aosta aveva chiesto l’archiviazione di un’indagine su contagi e morti avvenuti in alcune case di riposo della Valle.

Il caso: Carlo Gilardi

L’ex vicina di casa presenta un esposto:
“È lucido, voglio poterlo salutare"

Lecco, 29.07.2021 leccotoday - Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione
Mi chiamo Claudia Bonariva ho vissuto per trent'anni a fianco dell'ex professore, trasferito a ottobre 2020 presso la casa di riposo "Airoldi e Muzzi" e faccio parte del Comitato Libertà per Carlo Gilardi.
Sono certa che tutti voi siate a conoscenza della drammatica vicenda che vede protagonista Carlo Gilardi, portata alla ribalta mediatica dal programma televisivo Le Iene.
Carlo, amico e docente in pensione, venne prelevato il 27 ottobre 2020 dalla propria abitazione di Airuno, a quanto emerge contro la propria volontà, e trasferito in una RSA dalla amministratrice di sostegno. Da quella data è rinchiuso in una RSA, totalmente isolato dal mondo esterno.
Conosco personalmente il professor Carlo Gilardi da oltre trent'anni, essendo stata sua vicina di casa; le nostre abitazioni si trovano a circa 80 metri di distanza l’una dall’altra, sulla medesima via di Airuno.
Sono costretta a parlare al passato, purtroppo, perché da molti mesi, ormai, Carlo non lo posso più vedere... Perchè non gli viene permesso di incontrare nessuno.
Carlo è persona lucida, intelligente e di buon cuore, lo è sempre stato.
Amante della sua umile casa in campagna, a contatto con la natura e i suoi animali, è sempre stato dedito alla beneficenza, tanto che nella sua cittadina viene definito “il benefattore” o “il santo di Airuno”!
Una perizia psichiatrica però, afferma che Carlo, a causa del suo buon cuore e delle sue numerose donazioni, è affetto da una patologia psichica, pur essendo capace di intendere e di volere!
Ho inviato numerose richieste di poter far visita a Carlo presso l’RSA, sempre inspiegabilmente negate dall’amministratore di sostegno. Nessuno può fare visita a Carlo, nessuno. L’unica eccezione, incomprensibilmente, è sempre concessa al Sindaco di Airuno. Solo recentemente, dopo numerose segnalazioni, ha ottenuto l’accesso il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, il quale ha riportato la volontà di Carlo: “Voglio tornare a casa!”
Ma io non scrivo qui oggi per riportarlo a casa. Chiedo molto meno, di poterlo quantomeno vedere e salutare.
Oggi utilizzo questo spazio nella speranza che la mia voce, la sua storia, possano far breccia nella coscienza di qualcuno che possa aiutarmi ad incontrarlo a breve. Nonostante il mio avvocato abbia recentemente scritto l’ennesima richiesta all’amministratore di sostegno, quest’ultima ha risposto alla missiva chiedendomi di indicarle quale sarebbe il diritto soggettivo che la legge mi riconosce per far visita a Carlo.
Mi chiedo in quale strano mondo siamo precipitati: gli anziani soli possono venire collocati in una RSA e privati per sempre della loro libertà personale. Guardo con terrore a quello che anche a me, a noi tutti, potrà accadere un giorno. In una società civile e democratica non è assolutamente tollerabile una così grave limitazione della libertà personale. In ultimo mi sono rivolta al Pubblico Ministero di Lecco con un esposto ai fini civili, chiedendogli espressamente di poter assumere, in breve tempo, le iniziative che la legge prevede per consentire a Carlo di ricevere la mia visita e dunque il saluto che vorrei portargli a nome di tutti i suoi amici.
Voglio credere che alla fine la giustizia prevalga.
Claudia Bonariva

Le Iene tornano a parlare di Carlo Gilardi:
“A breve parola alla Corte di Strasburgo”

Lecco, 06.10.2021 leccotoday - Il noto programma d'Italia 1 ha mostrato un altro lungo servizio sulla vicenda del 90enne docente, da ormai un anno trasferito presso la Rsa "Airoldi&Muzzi" di Lecco
La Iene" tornano a parlare del caso di Carlo Gilardi. La nota trasmissione di approfondimento che va in onda su Italia 1 ha trasmesso un corposo serivizio realizzato da Giovanna "Nina" Palmieri, che fa il punto della situazione che riguarda il 90enne professore, da tempo in pensione, che dalla sua Airuno è stato trasferito, un anno fa, all'interno della Rsa "Airoldi&Muzzi" di Germanedo, rione della città capoluogo.
“Nessuno, fatte pochissime eccezioni, può visitarlo, nemmeno i suoi familiari”, ribadisce la conduttrice. Tra le persone che hanno offerto la loro testimonianza c'è anche Giovanni Colombo, per tanti anni consigliere comunale in forza alla Lega che si è sin da subito mosso per muovere le acque intorno alla vicenda dell'anziano docente, secondo Le Iene “colpevole solo di essere generoso e anziano”. Attualmente è in discussione il ricorso dei parenti alla Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo, mentre prosegue il processo per circonvenzione che vede imputate sette persone.
“In casa di riposo non ci vado” 
All'interno del servizio vengono riprosti, dopo essere stati mostrati per la prima volta durante il mese di novembre 2020, gli estratti di alcune registrazioni, sia audio che video, all'interno delle quali Gilardi ribadisce la propria posizione: “In casa di riposo non ci vado”, diventato poi un “voglio andare a casa, ma [dalla casa di riposo] non mi cacciano via”. 
Per tutta la prima parte il servizio si snoda tra i filmati registrati durante il 2020, che mostrano un Gilardi battagliero, con tanto di perizia psichiatrica da lui stesso commissionata, contro la decisione di assegnargli l'amministratore di sostegno dopo che aveva scelto di elargire ingenti somme di denaro a degli amici.
Mattia Alfano, avvocato della famiglia, ha parlato di una “serie di riscontri quantomento singolari, immagino autorizzati dal giudice tutelare”, nello specifico dei bonfici partiti dai conti bloccati del docente, “per oltre cinquemila euro, indirizzati dall'avvocato Adriana Lanfranconi”, precedente amministratore di sostegno di Gilardi, o, per diciannovemila euro, “indirizzati ad altri professionisti” lecchesi. 
“Serve un accertamento della Procura”, ribadisce Alfano. 
“Le persone di legge mi vogliono chiudere in un ospizio per mettermi a tacere”, aveva scritto Gilardi in una lettera affissa all'esterno del portone di casa sua.
“Dieci mesi fa (novembre 2020, ndr) l'amministratrice” Elena Barra, avvocato, “ha confermato che sono al lavoro per farlo tornare velocemente a casa, risistemando l'abitazione di Airuno in cui viveva, ma sulla cartella del ricovero risulta una data di ricovero definitiva. 
La verità, e fa male, è che lui è ancora in Rsa”, mentre l'abitazione è abbandonata al proprio destino. 
L'avvocato Barra, come ricorda Palmieri, ha scelto di denunciare per diffamazione "Le Iene", rinviate a giudizio per la vicenda.
Il servizio si chiude con la riproposizione dell'intervista realizzata all'ex consigliere Colombo, il tentativo, quasi inutile, della giornalista d'intervistare i dipendenti della Residenza "Airoldi&Muzzi" (“hanno tutti paura di parlarne, vive da sequestrato”), oltre a quello, sempre inutile, di consegnarli un presente.
 

Napoli, Marta: “Ho 21 anni e mi girano le ruote”

Napoli, 06.10.2021 larepubblica - Caro sindaco sono Marta, ho 21 anni e mi girano le ruote. Sono una ragazza come tante, ma ho qualcosa in più, sono una persona con disabilità e per muovermi ho bisogno della mia sedia a rotelle, la mia compagna di viaggio. Una vita difficile la mia, lastricata di buone intenzioni, ma ricca di ostacoli, barriere e tanta indifferenza. Amo lo studio, la conoscenza e i viaggi e viaggio molto, conosco bene tante città in Italia e in tanti altri Paesi, ma non conosco bene la mia città, Napoli. La mia amata città non ama me e non mi accoglie! È difficile uscire di casa con la mia sedia a rotelle, raggiungere il centro, parcheggiare l'auto, fare una passeggiata, entrare in un bar. È pressoché impossibile utilizzare il trasporto pubblico. Quando frequentavo la scuola primaria non riuscivo mai a passare tra le auto parcheggiate, alle medie mi accompagnava un'autista privato perché il servizio di trasporto comunale assegnato peraltro alla fine di dicembre non rispondeva alle mie reali necessità, avrei dovuto essere io al servizio del trasporto e non il contrario. Alle superiori sempre con autista privato. Per raggiungere la mia scuola a 500 metri da casa andarci con la sedia sarebbe stato impossibile. Per scegliere l'università durante l'orientamento ci sono andata con la mia famiglia mentre la mia classe è andata in metro. E all'università nemmeno a parlarne. Pur avendo superato i test di ammissione ed essendo esentata dalle tasse universitarie per la mia disabilità, sarebbe stato impossibile raggiungerla o scendere dall'auto. L'assenza di parcheggi riservati, l'assenza di parcheggi in generale, l'assenza della possibilità di fermata mi impediva di scendere dall'auto. I vigili che ti chiedono di allontanarti mentre tuo padre scarica la sedia a rotelle davanti alla sede universitaria è una di quelle immagini che non potrò dimenticare. Frequento un'ottima Università con sede a Roma, sono seguita dal servizio inclusione e non devo lottare con nessuno per parcheggiare l'auto, anche se devo pagare la retta intera! Dopo 21 anni non siamo stati capaci di far eliminare le barriere che presenta la mia parrocchia, anzi è sparito il parcheggio per disabili. Per parcheggiare sui posti riservati alla Stazione Centrale occorre bloccare la viabilità, scendere dall'auto, chiamare il personale e farsi aprire una catena. Una catena che ho trovato anche sul passaggio pedonale con lo scivolo. Nella mia Napoli, sulla via Marina c'è una iscrizione enorme che accoglie tutti coloro che entrano in città e così recita "Nessuno Escluso"... Ma noi persone con disabilità chi siamo veramente davanti agli occhi dei nostri amministratori? Noi siamo esclusi! Spesso emarginati, isolati, ignorati e a volte segregati! Quando inizierete a guardare a noi come persone che hanno diritti? Desidero che la mia città inizi a diventare inclusiva anche per le persone con disabilità, al pari di altre città europee nelle quali una ragazza in sedia a rotelle o una ragazza non vedente può uscire da sola, prendere un autobus, andare all'università, fare shopping, entrare in un bar, senza andare a caccia di assistenti e senza farsi accompagnare dai familiari. Io non mi abbatto, ho un canale YouTube per raccontare cos'è la disabilità e cosa vuol dire accessibilità, incontro gli studenti delle scuole per condividere le mie esperienze e per sollecitare una consapevolezza sul tema, cerco di dare il mio piccolo contributo. Mi appello al nuovo Sindaco e alla nuova Giunta che verrà e lancio il mio suggerimento ed il mio invito, vorrei che ascoltaste chi vive la disabilità perché per superare gli ostacoli e creare un ambiente e un clima inclusivo occorre partire dalle esperienze di chi come me gli ostacoli e le barriere li vive ogni giorno insieme alla propria famiglia. Certamente spesso vengono attuate politiche inclusive, ma generalmente queste non rispondono alle nostre reali esigenze. Le iniziative che vengono realizzate vanno misurate per verificare se riescono a facilitare l'inclusione oppure se restano una buona intenzione che non risponde alle esigenze dei cittadini con disabilità. Allora lascio al Sindaco, ai nostri rappresentanti e anche ad ogni cittadino il mio motto, sei parole per uno spunto di riflessione: "Fai la differenza, supera l'indifferenza!". Ma intanto, mentre fiduciosa aspetto, mi girano le ruote!

Le Iene intervengono nel caso Dayane Mello, l’avvocatessa: “È come se fosse in prigione”

Milano, 05.10.2021 rumors - Nella prima serata di martedì 5 ottobre, Le Iene hanno affrontato il caso di Dayane Mello, modella brasiliana concorrente della scorsa edizione del Grande Fratello Vip e finita di nuovo nell'occhio del ciclone dopo le vicende del reality brasiliano di cui è attualmente concorrente, A Fazenda. Per capire meglio cosa stesse succedendo, la Iena Roberta Rei qualche giorno fa era volata in Brasile per discutere con l'avvocatessa le sorti della giovane modella. 
Durante la trasmissione poi, le Iene hanno mostrato i video integrali della molestia che sarebbe avvenuta all'interno del programma, nel silenzio totale della produzione. Dopo un grande polverone mediatico, Le Iene hanno abbracciato il caso di Dayane Mello, rivolgendosi direttamente all'avvocatessa della giovane, che ha commentato in tono piuttosto intransigente: "Non può ritirarsi, è come se fosse in prigione". Continuando poi: "Quello che è successo a Dayane Mello in A Fazenda è folle. Se noi possiamo tirarla fuori da lì? Non è possibile: nel contratto c'è una penale che dovrebbe pagare se esce dal programma, ed è molto costosa. È come se fosse in prigione".
L'avvocatessa ha continuato la sua dichiarazione, inquadrando la situazione dal punto di vista della modella brasiliana: "Dayane non ha visto nessun video, non ha una percezione reale di quanto accaduto, noi però abbiamo il dovere di raccontarle cosa abbiamo visto, perché lei non ricorda. Una donna prova paura a parlare di quanto ha passato, e possono volerci anni prima che comprenda ed elabora quello che è accaduto".
Le Iene – Dayane Mello: “Lei è na Donna e merita di essere rispettata”
L'avvocatessa, molto adirata, non si è fatta scrupoli nell'attaccare direttamente RecordTv, l'emittente televisiva che trasmette il reality show A Fazenda: "Questa rete televisiva è una rete molto machista. Sappiamo che pensa queste cose delle donne. Hanno una mentalità patriarcale, tutta l'emittente... Sono cristiani evangelici. Credono che le donne debbano soddisfare i desideri degli uomini. Perché il reality ha fatto entrare una persona che doveva già rispondere di questi ed altri crimini contri Duda Reis (ex fidanzata di Nego Do Borel ndr), attrice molto nota in Brasile? Per lui il corpo di una donna è divertimento, e non è una novità. Dayane è una donna, merita di essere rispettata". Purtroppo, nonostante i tentativi, Le Iene non sono riuscite a parlare né con Nego Do Borel e neanche con la produzione di A Fazenda, di proprietà di Edir Macedo, un predicatore brasiliano.