Conto Corrente:
dal 1° settembre pignorano i soldi. Ecco come

Roma, 30.08.2021 trendonline - L’Agenzia delle Entrate – Riscossione riparte con il pignoramento del conto corrente, a rischio stipendi e pensioni. La macchina delle tasse riprendere l’ingiunzione fiscale nell’indifferenza assoluta di uno Stato impegnato a stringere su altri fronti. Che tu sia una partita IVA, pensionato, lavoratore pubblico o privato non importa, dal 1° settembre rischi il pignoramento del conto corrente. Stipendi, pensioni e risparmi del conto corrente minacciati dai mancati incassi della Riscossione. Per milioni di contribuenti dalle prossime settimane si avvicina l’incubo delle ipoteche, fermi amministrativi e pignoramenti. La ripresa dell’attività dell’ex Equitalia riavvia il nastro della riscossione coattiva interrotto a marzo 2020.
L’Agenzia delle Entrate – Riscossione riparte con il pignoramento del conto corrente, a rischio stipendi e pensioni. La macchina delle tasse riprendere l’ingiunzione fiscale nell’indifferenza assoluta di uno Stato impegnato a stringere su altri fronti. Che tu sia una partita IVA, pensionato, lavoratore pubblico o privato non importa, dal 1° settembre rischi il pignoramento del conto corrente.
Stipendi, pensioni e risparmi del conto corrente minacciati dai mancati incassi della Riscossione. Per milioni di contribuenti dalle prossime settimane si avvicina l’incubo delle ipoteche, fermi amministrativi e pignoramenti. La ripresa dell’attività dell’ex Equitalia riavvia il nastro della riscossione coattiva interrotto a marzo 2020. La verità è che le procedure esecutive avviate dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione prevedono l’azione di pignoramento dei beni mobili o immobili, senza escludere i risparmi presenti sul conto corrente, né tantomeno stipendi e pensioni. L’espropriazione forzata viene anticipata dalla notifica emessa dalla Riscossione della cartella esattoriale minimo un anno prima.
Dall’intimazione di pagamento il contribuente dispone di un periodo temporale di 5 giorni per pagare l’importo oggetto ingiunzione. In ogni caso, può disporre una richiesta di rateizzazione delle somme a debito o presentare una sospensione legale.
Dal 1° settembre 2021 (salvo proroga) riprende in tutto il suo vigore l’Agenzia delle Entrate - Riscossione, procedendo con la notifica delle nuove cartelle di pagamento costipate nei cassetti per l’effetto dei provvedimenti di fermo. Non solo.
Partono gli avvisi di accertamento esecutivo, nonché di addebito INPS, i pignoramenti delle cartelle oggetto della sospensione e si riattivano le procedure cautelari del fermo amministrativo, nonché ipoteche. In tutto questo, si ripristinano le verifiche della Pubblica Amministrazione per i pagamenti del valore maggiore di 5.000 euro. In presenza di debiti erariali, viene fermato il pagamento sino al recupero dell’importo dovuto.
L’ex Equitalia stringe il nodo pignorando il conto corrente, stipendi e pensioni
Come è ben noto la norma che ha bloccato l’attività dell’Agenzia delle Entrate – Riscossione è stata emanata dall’ex Governo Conte l’8 marzo 2020 nel Cura Italia. Poi, dopo un susseguirsi di proroghe sul fermo dell’attività di riscossione si è giunti all’ultimo termine di scadenza fissato nella data del 31 agosto 2021.
In assenza di ulteriori interventi non ripartono solo le cartelle esattoriali dormienti, ma anche i pignoramenti, fermi amministrativi e le verifiche della Pubblica amministrazione per le fatture con valore maggiore di 5.000 euro.
Tanto per cominciare la sospensione della riscossione coattiva delle entrate riguarda all’incirca 60 milioni di atti. Il tutto notificato in modo graduale dando precedenza agli atti prossimi alla scadenza. In un calvario in cui tutti coloro che dalla data dell’8 marzo 2020 reggevano sulle spalle un malloppo di debiti scaduti saranno investiti nell’immediato dagli atti di pignoramento su conto corrente, stipendi e pensioni. Mentre, sarà più facile la vita per coloro che nel medesimo periodo temporale si confrontavano con delle rate da versare. Infatti, per quest’ultimi contribuenti è prevista una ripresa “fiacca”, specie in considerazione che le ultime scadenze sono fissate per il 30 settembre 2021. Nel merito, va detto, che i versamenti sulle cartelle esattoriali relative al periodo temporale dall’8 marzo 2020 e sino alla data del 31 agosto 2021 possono essere regolarizzate in un’unica tranche o rateizzate. Si ricorda, infine che per quest’ultima ipotesi la richiesta della rateizzazione del pagamento delle cartelle esattoriali va presentata entro la data del 30 settembre 2021.
Espropriazione forzata sul conto corrente cosa cambia e per chi?
Quando il creditore è rappresentato da una società finanziaria, oppure è un fornitore o da un terzo soggetto per il recupero del credito si procede avviando una procedura esecutiva per ottenere l’appagamento del diritto del creditore.
In pratica, un avvocato predispone l’atto di pignoramento dello stipendio, pensione o conto corrente e procede con la notifica dello stesso a mezzo dell’ufficiale giudiziario, seguendo un iter regolamentato dalla normativa con la presenza di un ordine imposto dal giudice del tribunale. Quest’ultimo dopo la verifica del fascicolo disposto dal creditore ordina al datore di lavoro o alla banca di bloccare una somma di denaro mettendola a disposizione del creditore.
Una procedura che viene completamente saltata dall’Agenzia delle Entrate – Riscossione. Infatti, l’Esattore per legge emana la cartella di pagamento provvedendo a iscrivere a ruolo il debito. Spesso, inconsapevolmente, non consideriamo che le cartelle esattoriali sono equiparate a titolo esecutivo. In altre parole, producono a tutti gli effetti di legge le conseguenze di una sentenza, paragonabile alla cambiale o all’assegno.
Nel momento in cui la Riscossione notifica una cartella esattoriale il contribuente può esercitare un’azione di opposizione nei termini di legge. In mancanza di contestazione, se la cartella esattoriale non viene regolarizzata funge da sentenza passata in giudicata. In questo caso l’atto non può essere impugnato, poiché sono decorsi i termini fissati per presentare un ricorso. Si consiglia la visione del video YouTube Video66 sulle cartelle esattoriali e pignoramenti, dal 1° settembre ripartono notifiche.
Occhio all’errore nel pignoramento dello stipendio, pensione e conto corrente
In questo caso l’Agenzia delle Entrate – Riscossione nomina un Esattore, ossia un funzionario che svolge un ruolo decisivo, ossia notifica il provvedimento di pignoramento del conto corrente, stipendio o pensione. Ricevuto l’atto il contribuente deve regolarizzare la posizione debitoria oggetto del pignoramento entro 60 giorni. Nell’ipotesi in cui, non provvede a versare quanto richiesto dall’Esattore, i soldi bloccati dall’atto finiscono direttamente nel conto corrente indicato dal Fisco.
La verità è che l’Agenzia delle Entrate – Riscossione detiene un potere supremo, incontrastato sulle procedure esecutive, non avendo la necessità di seguire i passaggi dell’espropriazione forzata presso terzi che prevedono l’udienza di convocazione dinanzi al Tribunale. Tanto per cominciare, manca la verifica operata dal giudice sull’intera procedura dell’espropriazione forzata.
Questo, perché, le procedure esattoriali sono esercitate da un soggetto che opera a mezzo di un ente pubblico che rappresenta lo Stato italiano. Resta la piena trasparenza della procedura che garantisce al contribuente il pieno rispetto delle norme, che permettono a quest’ultimo d'individuare i cavilli per proporre ricorso innanzi al giudice del tribunale.
Ecco, perché la Corte di Cassazione in più occasioni ha spiegato che l’atto di pignoramento emanato dalla Riscossione deve contenere il motivo per cui l’esattore requisisce il denaro dal conto corrente, stipendio o pensione. In assenza di questo piccolo particolare, l’esecuzione forzata può essere impugnata per illecito amministrativo, poiché il pignoramento è illegittimo.
L’ex Equitalia si prepara a pignorare il conto corrente, buste paghe e pensioni
Esistono diverse circostanze che possono portare alla nullità dell’atto di espropriazione forzata del conto corrente, pensioni e stipendi, in particolare:
se l’Agenzia delle Entrate – Riscossione non indicata nell’atto di pignoramento i crediti riferiti alla procedura esecutiva;
se l’atto di pignoramento è carente di nota informativa delle cartelle esattoriali. Se l’Esattore non indica il numero delle cartelle di pagamento scadute e non pagate, sempre riferite alla procedura di espropriazione forzata.
Piccole sottigliezze che sembrano di poco conto, ma che possono schivare un pignoramento sul conto corrente, pensioni e stipendi. D’altra parte, è bene ricordare che la Riscossione opera avviando una procedura generica nella quale emerge solo l’importo del credito.
L’Esattore preme per intimare alla banca di bloccare il denaro oggetto del pignoramento del conto corrente. Riservando lo stesso discorso per il datore di lavoro in presenza di una procedura cautelare con trattenuta dello stipendio.
Non bisogna dimenticare che la nullità del pignoramento promosso dall’Esattore dipende dalla scarsa informazione che emerge dall’atto connessa sia alle caratteristiche del credito che all’individuazione delle cartelle esattoriali.
In presenza di uno di questi elementi, il contribuente può opporsi al titolo esecutivo richiedendo la nullità della procedura con la restituzione delle somme di denaro trattenute indebitamente dal Fisco.
Pignoramento conto corrente, stipendi e pensioni: occhio ai documenti!
Le ombre di dubbio sull’operato della Riscossione sono tante, basti pensare che non sono pochi i contribuenti che spesso ricevono un atto di pignoramento del conto corrente riportante solo l’importo del debito. L’assenza di dati utili non concede la possibilità di risalire alla cartella esattoriale oggetto della procedura esecutiva.
La verità è che un atto così formulato è annullabile come spiegato da diverse sentenze della Corte di Cassazione, ma è altrettanto certo che si pone il contribuente nella posizione di non potersi difendere, non riuscendo a individuare la correttezza della procedura di pignoramento.

Aggiornamento dal Ministero dell'Economia e delle Finanze Procedure Esecutive:

Roma, 30.08.2021 agenziaentrateriscossioni - La procedura esecutiva prende avvio con il pignoramento che può avere a oggetto: somme, beni mobili e beni immobili. 
L’espropriazione forzata è preceduta dalla notifica dell’avviso di intimazione in tutti i casi in cui la notifica della cartella di pagamento sia avvenuta da più di un anno.

Dalla data di notifica dell’avviso di intimazione il debitore ha 5 giorni di tempo per effettuare il versamento di quanto dovuto. 
Resta ferma la possibilità di chiedere la rateizzazione delle somme a debito o la sospensione legale della riscossione nei casi e nei termini previsti dalla legge.

Per i debiti fino a mille euro non si procede alle azioni esecutive prima di 120 giorni dall’invio, mediante posta ordinaria, di una comunicazione contenente il dettaglio del debito.

Decreto Legge n. 137/2020
Il DL n. 137/2020 (“Decreto Ristori” convertito con modificazioni dalla L. n. 176/2020) recante “Ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alla imprese, giustizia e sicurezza, connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19”, ha razionalizzato l’istituto della rateizzazione con modifiche all’art. 19, del DPR n. 602 del 1973 stabilendo che dalla presentazione della richiesta, e finché si è in regola con i pagamenti delle rate, non si è considerati inadempienti verso gli enti creditori e l'Agenzia delle entrate-Riscossione non può avviare nuove procedure esecutive.

Inoltre, per i provvedimenti di accoglimento relativi a richieste di rateizzazione presentate a decorrere dal 30 novembre 2020, il pagamento della prima rata del piano di rateizzazione determina l’estinzione delle procedure esecutive precedentemente avviate a condizione che non si sia ancora tenuto l'incanto con esito positivo o non sia stata presentata istanza di assegnazione, ovvero il terzo non abbia reso dichiarazione positiva o non sia stato già emesso provvedimento di assegnazione dei crediti pignorati.

Il DL n. 137/2020 ha anche stabilito nuove misure agevolative, riferite ai territori colpiti dal sisma del Centro Italia per i quali, fino al 31 marzo 2021, le risorse destinate alla ricostruzione delle aree terremotate, all’assistenza alla popolazione e alla ripresa economica non sono soggette a procedure di sequestro o pignoramento e, in ogni caso, a esecuzione forzata in virtù di azioni esecutive o cautelari, restando sospesa ogni azione esecutiva e privi di effetto i pignoramenti comunque notificati.

Pignoramento ed espropriazione (vendita all’asta) di beni mobili e immobili
Si dà corso alle procedure esecutive e alla vendita all’asta dei beni in caso di debiti per i quali persiste il mancato pagamento e soltanto in presenza delle condizioni stabilite dalla legge.

In particolare il pignoramento immobiliare non può essere effettuato se l’immobile ha tutte le seguenti caratteristiche:

•    è l’unico immobile di proprietà del debitore;
•    è adibito a uso abitativo e il debitore vi risiede anagraficamente;
•    non è di lusso, (cioè non ha le caratteristiche previste dal decreto del Ministro per i lavori pubblici 2 agosto 1969, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 218 del 27 agosto 1969) e non è comunque una villa (A/8), un castello o un palazzo di eminente pregio artistico o storico (A/9).

Negli altri casi si può procedere al pignoramento e alla vendita all’asta dell’immobile solo se:

•    l'importo complessivo del debito è superiore a 120 mila euro;
•    il valore degli immobili del debitore è superiore a 120 mila euro;
•    sono passati almeno sei mesi dall’iscrizione di ipoteca e il debitore non ha pagato/rateizzato il debito o in mancanza di provvedimenti di sgravio/sospensione.

Il pignoramento immobiliare dell’Agente della riscossione è effettuato mediante la trascrizione nei registri immobiliari di un avviso che viene notificato al debitore entro i successivi cinque giorni.

L’avviso contiene: 
a) le generalità del soggetto nei confronti del quale si procede; 
b) la descrizione degli immobili con le indicazioni catastali e la precisazione dei confini; 
c) l'indicazione della destinazione urbanistica del terreno; 
d) il giorno, l'ora e il luogo del primo, del secondo e del terzo incanto, con intervallo minimo di venti giorni; 
e) l'importo complessivo del credito per cui si procede, con il dettaglio dell’imposta, l’indicazione degli interessi di mora e delle spese di esecuzione già maturate; 
f) il prezzo base dell'incanto; 
g) la misura minima dell'aumento da apportare alle offerte; 
h) l’avvertenza che le spese di vendita e gli oneri tributari concernenti il trasferimento sono a carico dell’aggiudicatario; 
i) l'ammontare della cauzione e il termine entro il quale deve essere prestata dagli offerenti; 
l) il termine di versamento del prezzo; 
m) l'ingiunzione ad astenersi da qualunque atto diretto a sottrarre alla garanzia del credito i beni assoggettati all’espropriazione e i frutti di essi.

La legge prevede che il contribuente, con il consenso di Agenzia delle entrate-Riscossione, possa vendere personalmente l’immobile pignorato o ipotecato entro i 5 giorni che precedono il primo incanto oppure, nel caso in cui lo stesso non vada a buon fine, entro il giorno precedente al secondo incanto.

In questo caso l’intero corrispettivo sarà versato direttamente all'Agenzia che utilizzerà l’importo per il saldo del debito e restituirà al debitore l’eventuale somma eccedente entro i 10 giorni lavorativi successivi all’incasso.

Pignoramento presso terzi
Il pignoramento presso terzi riguarda i crediti che il debitore ha verso terzi (per esempio il conto corrente, stipendio), oppure cose del debitore che sono in possesso di terzi.
Con questa procedura si richiede a un terzo di versare direttamente all’Agenzia delle entrate-Riscossione quanto da lui dovuto al debitore di quest’ultima, che, a sua volta, è creditore del terzo.

Pignoramento di stipendi e pensioni
Se il pignoramento riguarda stipendi, salario, o qualsiasi altra indennità derivante da rapporto di lavoro o di impiego, esistono per l’Agente della riscossione alcuni limiti:

•    fino a 2.500 euro la quota pignorabile è un decimo;
•    tra 2.500 e 5.000 euro la quota pignorabile è un settimo;
•    sopra i 5.000 euro la quota pignorabile è un quinto.

Pignoramento Conti Correnti
Il pignoramento può essere effettuato anche sulle somme depositate sul conto corrente, a esclusione dell’ultimo stipendio o salario che resta sempre disponibile per qualsiasi necessità del debitore.

2021 "Anno del Drago o del Dragone?"

Baba Vanga, profezie per il 2021 “anno di grandi sofferenze: verrà un drago che…”

Sofia, 31.12.2020 ilsussidiario - Baba Vanga, ecco tutte le sue profezie per il 2021. Le catastrofiche previsioni della chiaroveggente bulgara, morta nel 1996: “Sarà un anno di grandi sofferenze: verrà un dragone che…”. Cosa ha previsto Baba Vanga per il 2021? Mentre il mondo si arrovella anche quest’anno sui testi criptici e volutamente vaghi di Nostradamus, c’è anche chi preferisce ascoltare un’altra campana ovvero la chiaroveggente bulgara che da qualche tempo a questa parte viene sovente citata per via di alcune profezie che non si sono poi discostate di molto dalla realtà dei fatti o che comunque destano molto scalpore per via del fatto che sono davvero molto cruente. Quando si parla di Vangelija Pandeva Dimitrova, questo il nome di battesimo della mistica ed erborista bulgara scomparsa nel 2006 all’età di 85 anni, non si corre certo il rischio della penuria di argomenti dal momento che le sue previsioni arrivano fino al 5079 e vengono però svelate poco alla volta ogni anno: parlare di ‘regalo’ per i suoi seguaci forse suona un po’ troppo ironicamente macabro e quindi ci limitiamo a vedere cosa dice Baba Vanga a proposito del 2021.
La donna, come è noto, visse una vita difficile dato che non solo nacque prematura ma patì sempre le complicazioni mediche di quell’avvenimento ma essendo anche praticamente semianalfabeta e avendo sempre trascorso la propria esistenza in una zona remota e rurale della Bulgaria non ha scritto mai nulla: di fatto, le profezie frutto di quelle che secondo molti erano le sue abilità paranormali, furono messe per iscritto dai suoi seguaci e dalle persone che la circondavano, motivo per cui alcuni dubitano non tanto della loro veridicità (qui si tratta di un vero e proprio atto di fede, ed esulerebbe dal nostro discorso) quanto del fatto che sia stata la stessa Baba Vanga a riferirle. Ad ogni modo solo l’anno scorso la chiaroveggente aveva previsto la morte di Vladimir Putin e Donald Trump, cosa poi non verificatasi anche se nel caso dell’inquilino della Casa Bianca in un certo senso aveva anticipato la ‘fine’ dal punto di vista politico.
Passando invece alle profezie di Baba Vanga per il 2021 che sta per cominciare, non c’è da stare molto allegri anche perché sovente non è andata molto lontana dalla realtà: la donna che di fatto aveva anticipato in qualche modo gli attentanti dell’11 settembre, la Brexit e che ha previsto per il 2043 Roma quale nuova capitale del califfato dell’ISIS, parla del prossimo come un anno di “grandi sofferenze” dato che “le persone saranno divise dalla loro fede”. Secondo la mistica che diventò cieca all’età di 12 anni, “assisteremo a eventi devastati che cambieranno il destino dell’umanità”. Inoltre, nelle nuove profezie rivelate solo di recente, Baba Vanga parla pure di “un dragone forte catturerà l’umanità, i tre giganti si uniranno e alcune persone avranno soldi rossi”: in tal caso, e qui l’interpretazione parrebbe facile, il dragone sarebbe un chiaro riferimento alla Cina, come pure ai soldi rossi, mentre i “tre giganti” potrebbero essere tre grandi potenze sullo scacchiere mondiale.
Come nel caso di Nostradamus, anche per la chiaroveggente dell’est europeo “il mondo soffrirà di molti cataclismi e gravi disastri” anche se su questo punto non entra nel dettaglio e resta pure lei molto criptica. Non mancano, come l’anno scorso, delle previsioni su Donald Trump che a suo dire dovrebbe soffrire di una grave malattia che non solo lo lascerà sordo ma gli causerà pure danni cerebrali, mentre un ‘evergreen’ è l’attacco di esponenti dell’Islam radicale verso il cuore dell’Europa e stavolta potrebbe avvenire mediante l’impiego di armi chimiche. Infine, se il riferimento a delle malattie infettive può essere letto come l’ultima coda (auspicabilmente…) della pandemia da Covid-19, non manca nemmeno stavolta la minaccia di morte per Vladimir Putin che potrebbe essere vittima di un tentativo di assassinio e che, visto come sono andate finora le cose, non può che ringraziare Baba Vanga per avergli di fatto allungato la vita…

Drago e Dragone
tra storia, culture e credenze

Roma, 17.02.2021 agichina - Il 23 gennaio scorso i Cinesi hanno festeggiato l'inizio dell'anno del drago. Il drago è sempre stato un animale, mentre il dragone è un soldato a cavallo. San Giorgio uccide un drago, non un dragone, altrimenti si sarebbe trattato di uno scontro tra due cavalieri. Non è chiaro se la prima raffigurazione pittorica di questa leggenda rappresenti veramente un drago. In latino il termine draco/draconis indica un grosso serpente, come quello che avrebbe soffocato Laocoonte e i suoi figli. In ogni caso il drago come il serpente simboleggia il male. Anche la Vergine lo schiaccia. Per indicare la differenza tra i due termini gli Inglesi distinguono fra l'animale Dragon ed il soldato Dragoon. I Tedeschi chiamano il primo Drache ed il secondo Dragoner. Solo i Francesi chiamano entrambi Dragon. In portoghese il termine per drago è Dragao, che si pronunzia Dragon. Il primo a parlare di dragoni imperiali fu il gesuita maceratese Matteo Ricci (XVI secolo). Alla pari di altri missionari che si recavano in Cina, Ricci trascorse prima un periodo a Coimbra, in Portogallo, dove studiò il portoghese. Fu il primo occidentale a parlare del drago che dal portoghese trasformò nel nome di dragone. Parlare di dragone cinese è un derivato, quindi, dal portoghese. Dall'epoca di Matteo Ricci qualche autore ha usato, impropriamente, il nome di dragone al posto di drago.   Il drago cinese ha spesso in bocca una palla o una perla. La perla è simbolo di pioggia, elemento indispensabile per un popolo come il cinese, eminentemente contadino. E' quindi più corretto parlare di drago cinese e lasciare il dragone alla terminologia militare. Il drago più comune (detto "lungo"), prende a prestito le proprie caratteristiche da veri animali, nove, si diceva: la testa al cammello, le corna al cervo, gli occhi al coniglio (o al gamberetto, secondo altri), le orecchie alla mucca, il corpo alla lucertola, il ventre alla rana, le scaglie alla carpa, le zampe o le palme alla tigre, gli artigli all'aquila. Accade di rado che sia dotato d'ali (di pipistrello, in tal caso) e poteva essere di vari colori. Si credeva che fosse sordo e si nutrisse di carne di rondine. Infine, elemento importante per il nostro approccio: diversamente da quanto accadeva nell'occidente medievale, in cui rappresentava l'incarnazione del male e delle forze maligne, al contrario, in Cina, il drago è una creature benefica e di buon augurio. Annunciava la pioggia e distribuiva fertilità. Aveva il potere della metamorfosi, il dono di rendersi, a piacimento, visibile o invisibile, e le sue apparizioni in cielo - sempre folgoranti - erano accolte come presagi di messi abbondanti, garanzie di future ricchezze. Si riteneva che i draghi potessero nascondersi e annidarsi ovunque, nei cieli, in acqua, sulla terra e sottoterra. D'altronde, negli ultimi secoli, il drago venue anche associato al potere imperiale: divenne “l’animale emblematico dell'imperatore", detto "Figlio del Cielo", ma anche "Volto di Drago". In questo caso il nostro animale soprannaturale simboleggiava la funzione, che spettava all'imperatore, di assicurare i ritmi stagionali e lo scorrere armonioso della vita. L'Imperatore era garante dell'ordine e della prosperità dell'universo. Al collo dei draghi era spesso rappresentata una perla appesa, che ricordava il fulgore e la perfezione delle parole dell'imperatore, la precisione del suo pensiero e l'assennatezza degli ordini del sovrano. "Non si discute la perla del drago" soleva ripetere lo stesso Mao Zedong! Così, in Cina, nonostante il suo aspetto fantastico, il drago non ha mai assunto quelle caratteristiche paurose e bellicose che gli conferirono i nostri artisti, opponendolo a San Giorgio o a San Michele, per esempio. A1 contrario, in Cina lo vediamo spesso bonario, che gioca con un compagno a rincorrere una perla infiammata, il "rubino magico", una specie di pallina irta di una voluta, che si riteneva richiamasse la folgore e il rombo del tuono. Per altri, questa "perla lucente", spesso rossa, rappresenterebbe la luna, o ancore il sole, o perfino l'uovo cosmico, che si ritiene contenga tutta l'energia umana condensata. Di fatto, la voluta raffigurata su questa palla, riproduce il segno figurativo del tuono nella scrittura arcaica. Ed è indiscutibile che il drago fosse del resto strettamente connesso alla pioggia, all'acqua e alle nuvole. Di natura essenzialmente acquatica, il drago compariva regolarmente nel mezzo di nuvole o di flutti, e se spesso si contorce con veemenza, è più per manifestare la propria forza, foga e vitalità, che per esprimere aggressività o furore. In Cina veniva percepito come un animale bonario e giocherellone. Nelle raffigurazioni dei combattimenti tra draghi, questi non si mordono e non si dilaniano mai come si può invece vedere in Iran, nei manoscritti o sulle ceramiche. In Cina la loro fugace apparizione annunciava la pioggia o qualche felice avvenimento politico, per esempio la nascita di un futuro grande imperatore. 

Il Dragone che divora tutto... sempre pronto a farsi valere nelle istituzioni internazionali

Pechino, 20.08.2021 ilgiornale - La Cina sta entrando in Afghanistan a vele spiegate. Vele di seta, naturalmente.
La ritirata o, meglio, la rotta di Joe Biden si trasforma in una catastrofe.
Ai vecchi problemi se ne aggiunge uno nuovo, anche se non molto noto: la fuga dell'Occidente spalanca la porta all'arcinemico del mondo occidentale, la Repubblica Popolare Cinese che persegue a ritmo forsennato la sua politica di grandissima potenza militare ed è affamata di materiali di cui l'Afghanistan è ricchissimo - che oggi costituiscono la ricchezza delle nazioni, non più il petrolio, ma le «terre rare» dai nomi poco noti come il lantanio, il cerio, il neodimio e i giacimenti di litio.
A che cosa servono queste terre rare? A rendere più potenti e più sofisticati i congegni da cui dipende la supremazia militare e tecnologica, dai cellulari ai carri armati, dai missili alle reti satellitari.
L'Afghanistan durante tutti questi anni di intervento occidentale ha moltiplicato la produzione di eroina, che è la vera banca dei santoni integralisti e moralisti ai quale Biden ha restituito Kabul.
Questa azienda integralista, perché integrata con Al-Qaida, è il più potente cartello della droga del mondo (più dei sudamericani) che produce un profitto di trecento miliardi di dollari (tra poco sotto il controllo cinese), il che rende l'Afghanistan la più desiderabile preda per preparare armi con cui combattere cyber-war attraverso i computer e le guerre aeree e stellari.
Ricordiamo che la Cina ha i suoi satelliti militari protetti dalla faccia nascosta della Luna.
La frettolosa e caotica fuga americana potrebbe in teoria incoraggiare le minoranze musulmane cinesi, già segregate in campi di concentramento.
Pechino non teme alcuna ripercussione del genere e considera la fuga di Biden come un colpo di fortuna.
A Kabul sono aperte solo tre ambasciate: la pakistana, la russa e quella di Pechino, i cui strateghi hanno da tempo offerto ai talebani un programma di infrastrutture per più di trecento miliardi di dollari con cui contano di poter piantare le unghie su quelle terre anche rare, come stanno già facendo in quasi tutta l'Africa dove ci sono Stati che si sono indebitati fino alla miseria per avere accettato l'amico cinese.
Tutto ciò accade sotto gli occhi delle nostre intelligence e di coloro che, di mestiere, non dovrebbero sguazzare sul bagnasciuga ma studiare come impedire l'inferno possibile prossimo venturo.
Alla questione umanitaria di proporzioni gigantesche si è dunque aggiunto il problema strategico che ci riguarda tutti perché è in gioco la questione della pace e della guerra e di conseguenza della nostra stessa libertà personale e collettiva. 

Afghanistan, Angelina Jolie umilia Joe Biden:
"Fallimento totale, da americana mi vergogno"

Los Angeles, 24.08.2021 libero - Il fallimento in Afghanistan ha provocato critiche a valanga contro il presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Gli attacchi contro di lui riguardano soprattutto il frettoloso e male organizzato ritiro dal Paese. Adesso c'è addirittura il rischio che non si riesca a salvare tutti entro il 31 agosto, la scadenza fissata dai talebani. A esprimere un forte dissenso è stata anche una star di Hollywood, Angelina Jolie. "Come americana mi vergogno del modo in cui siamo partiti - ha dichiarato l'attrice intervenendo sul Time magazine -. Credevo che stessimo facendo la cosa giusta, stando fianco a fianco degli afgani e combattendo per una causa nobile. Mentre ci allontaniamo dall’Afghanistan, è difficile mantenere quella fiducia". La Jolie ha criticato duramente le operazioni finali condotte nel Paese sotto la guida del presidente: "Qualunque sia la vostra opinione sulla guerra in Afghanistan, probabilmente siamo d’accordo su una cosa: non sarebbe dovuta finire in questo modo". "Rinunciare all’idea di un accordo di pace tra il governo afghano e i talebani e abbandonare i nostri alleati e sostenitori nel modo più caotico che si possa immaginare, dopo tanti anni di sforzi e sacrifici, è un tradimento e un fallimento impossibile da comprendere appieno", ha proseguito la star americana. Secondo lei, inoltre, mancherebbe anche una strategia per tutelare e sostenere le donne e la società civile in Afghanistan, che i talebani hanno già preso di mira.

Lo Stato, in particolare l'Inps, non coprirà più il periodo di quarantena di un lavoratore che ha avuto contatti con un positivo al Covid.

Covid, quarantena non è malattia: l’Inps fa un passo indietro sul riconoscimento del periodo di malattia per l'isolamento domiciliare per Covid-19

Roma, 11.10.2020 quifinanza - In una nota pubblicata in merito al riconoscimento della malattia in caso di quarantena per Covid-19, l’Inps mette dei paletti a quanto previsto dal decreto-legge del 17 marzo 2020, il “Cura Italia”, dove invece non si prevedevano limiti all’indennità per i lavoratori costretti in isolamento domiciliare.
In questo senso l’Ente di previdenza fa un passo indietro rispetto a quanto riconosciuto finora ai dipendenti sui diritti di tutela della malattia a carico dell'Istituto e di indennità economica, comprensiva di contribuzione figurativa, con eventuale integrazione retributiva dovuta dal datore di lavoro.
Con questa nuova nota l’Inps si cautela nel caso nuovi lockdown costringano i cittadini a dover effettuare la propria attività lavorativa a casa e chiarisce che l’isolamento domiciliare non sarà automaticamente equiparato alla malattia.


Covid, quarantena non è malattia: provvedimento autorità sanitaria
In tutti i casi di ordinanze o provvedimenti di autorità amministrative che di fatto impediscano ai lavoratori di svolgere la propria attività non verrà riconosciuta la sovrapposizione tra il periodo di malattia previsto dal Cura Italia e la quarantena “in quanto la stessa prevede un provvedimento dell’operatore di sanità pubblica“, scrive nella circolare l’Istituto.
Se quindi l’individuo dovesse venire a contatto stretto con soggetti positivi al coronavirus, deve essere l’Asl, il medico generale o quello dell’ospedale a decidere tramite un provvedimento la quarantena del soggetto che in questo modo può accedere alla tutela della malattia, e non quando invece è un Comune o una Regione a decretare la quarantena.

Covid, precisazioni Inps sui lavoratori fragili
Lo stesso vale anche per i soggetti definiti “fragili” che in quanto tali continuino a svolgere in quarantena l’attività lavorativa nella propria abitazione, sulla base degli accordi con il proprio datore di lavoro, nei modi alternativi alla presenza in ufficio già previsti.
Spiega infatti l’Inps che per lavoratori fragili la quarantena e la sorveglianza precauzionale “non configurano una incapacità temporanea al lavoro per una patologia in fase acuta tale da impedire in assoluto lo svolgimento dell’attività lavorativa, ma situazioni di rischio per il lavoratore e per la collettività che il legislatore ha inteso tutelare equiparando, ai fini del trattamento economico, tali fattispecie alla malattia”.
In caso di malattia conclamata chiarisce l’Ente nella nota, viene invece assicurato “il diritto ad accedere alla corrispondente prestazione previdenziale, compensativa della perdita di guadagno” per l’individuo impossibilitato a svolgere il proprio lavoro.

Covid, quarantena non è malattia: la Cassa integrazione
Altro motivo di esclusione per l’accesso all’indennità di malattia è la cassa integrazione. Il lavoratore che riceve la cig non può chiedere la tutela della malattia anche se dovesse essere ricoverato in ospedale in quanto, viene specificato nella nota dell’Ente, c’è una prevalenza del trattamento di integrazione salariale sull’indennità di malattia “disposto altresì dall’articolo 3, comma 7, del D.lgs 14 settembre 2015, n. 148”.
Come spiegato dall’Inps infatti, “la circostanza che il lavoratore sia destinatario di un trattamento di cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo), straordinaria (Cigs), in deroga (Cigd) o di assegno ordinario garantito dai fondi di solidarietà determinando di per sé la sospensione degli obblighi contrattuali con l’azienda, comporta il venir meno della possibilità di poter richiedere la specifica tutela prevista in caso di evento di malattia”.

Tutela per la quarantena, per i lavoratori “fragili” e per la malattia conclamata da COVID-19 (art.26 del D.L. n. 18/2020, convertito, modificazioni, legge n. 27/2020)

Roma, 05.08.2021 inps - Con il messaggio n. 1667/2021 sono state illustrate le novità normative introdotte dal decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, successivamente convertito, con modificazioni, dalla legge 21 maggio 2021, n. 69, e gli indirizzi operativi forniti dai Ministeri vigilanti in merito alle tutele di cui all’articolo 26 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27.
Per quanto attiene alla tutela della quarantena, di cui al comma 1 del citato articolo 26, è stato comunicato che l’Istituto ha ricevuto indicazioni circa la validità, ai fini del riconoscimento dell’indennità previdenziale per l’anno 2020, delle certificazioni attestanti la quarantena con isolamento fiduciario redatte dai medici curanti, anche nei casi in cui non sia stato possibile reperire alcuna indicazione riguardo al provvedimento emesso dall’operatore di sanità pubblica. A seguito di ciò, le Strutture territoriali dell’Istituto hanno avviato le attività necessarie, sulla base delle valutazioni eseguite dai rispettivi Uffici medico-legali, ai fini della regolarizzazione certificati di competenza, precedentemente sospesi per carenza del provvedimento suindicato. Al riguardo, considerato l’obbligo per l’Istituto, come più volte rappresentato, di non superare lo stanziamento previsto (pari per il 2020 complessivamente a 663,1 milioni di euro) e di eseguire un costante monitoraggio degli oneri, si procederà al riconoscimento, per l’anno 2020, delle tutele di cui al citato articolo 26 entro i limiti di spesa richiamati. Con l’occasione, si ricorda, come precisato nel citato messaggio n. 1667/2021, che il legislatore attualmente non ha previsto, per l’anno 2021, appositi stanziamenti volti alla tutela della quarantena di cui al comma 1 dell’articolo 26 in commento e che, pertanto, salvo eventuali interventi normativi, l’Istituto non potrà procedere a riconoscere la tutela previdenziale per gli eventi riferiti all’anno in corso.
Con riguardo alla tutela per i lavoratori cosiddetti “fragili”, di cui al comma 2 dell’articolo 26 del decreto-legge n. 18/2020, si procederà ugualmente a riconoscere la prestazione nel limite degli importi stanziati (pari, come già precisato, a complessivi 663,1 milioni di euro per l’anno 2020); per l’anno 2021, visto lo specifico stanziamento disposto per tale tutela (pari a 282,1 milioni di euro), la prestazione verrà riconosciuta per gli eventi fino al 30 giugno 2021, come previsto dall’articolo 15, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 41/2021. Relativamente alla suddetta tutela non sono state previste ulteriori proroghe, considerato che il recente decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, all’articolo 9, ha apportato modifiche al solo comma 2-bis dell’articolo 26, prevedendo la proroga fino al 31 ottobre 2021 delle misure previste per i lavoratori “fragili” ai fini dello svolgimento di norma della“prestazione lavorativa in modalità agile, anche attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, come definite dai contratti collettivi vigenti, o lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto”.
Con riferimento agli eventi certificati come malattia conclamata da COVID-19, di cui al comma 6 dell’articolo 26 in parola, invece, come indicato nel messaggio n. 1667/2021, le indicazioni ricevute da parte del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali autorizzano l’Istituto a procedere al riconoscimento della tutela della malattia secondo l’ordinaria gestione.
In aderenza al dettato normativo, la valorizzazione dei periodi nell’estratto conto dell’assicurato si determina,nei limiti degli stanziamenti previsti, per l’anno 2020, sia in relazione al codice evento MV6 (quarantena) che al codice evento MV7 (tutela dei lavoratori “fragili”), mentre, per l’anno 2021, solo per il primo semestre 2021 e limitatamente al codice evento MV7 (tutela dei lavoratori “fragili”). Si ricorda, infine, come già evidenziato nel messaggio n. 1667/2021 e come previsto dall’ultimo periodo del comma 5 dell’articolo 26 del decreto-legge n. 18/2020, che l’Istituto provvede al riconoscimento delle indennità economiche per le tutele di cui al citato articolo 26, commi 1 e 2, e al relativo accredito figurativo, entro i limiti di spesa e i periodi sopra richiamati, provvedendo, pertanto, al recupero delle eventuali prestazioni di malattia indebitamente conguagliate e al conseguente aggiornamento degli estratti conto previdenziali dei lavoratori interessati. Documento firmato dal Dir. Gen. Gabriella Di Michele

Sono già a rischio quindi tutti i lavoratori che hanno effettuato l’isolamento fiduciario da gennaio a giugno di quest’anno

Roma, 25.08.2021 urbanpost - L’isolamento fiduciario dunque non rientra più nei casi di malattia, cosa succede ora per i lavoratori?
Un’alternativa concreta e brutale sarebbe il taglio in busta paga.
I sindacati sono già all’opera e chiedono al Governo di fermare quest’ingiustizia.
Quarantena Inps non paga i lavoratori: sindacati chiedono intervento urgente
Per tutto il 2020 il Governo Conte aveva finanziato 663,1 milioni per difendere i lavoratori entrati in contatto con un positivo.
Ma con Draghi le cose cambiano, nel 2021 le spese per i lavoratori costretti all’isolamento non sono più previste e adesso i lavoratori si trovano davanti a delle difficoltà.
Se non è possibile lavorare in smart working e il dipendente sarà costretto alla quarantena, le opzioni sono due:
o copre il datore di lavoro o scatta il taglio in busta paga.
Unimpresa ha calcolato che si può arrivare fino a mille euro per due settimane di assenza.
Per tutti quei lavoratori che nel 2021 hanno fatto la quarantena l’Inps chiederà indietro i soldi?
Quarantena Inps non paga più: sindacati infuriati.
Tutti coloro che risultano effettivamente positivi, infettati “in occasione del lavoro” restano coperti da Inail e Inps.
Ma la quarantena no per tutto il 2021.
Sono già a rischio quindi tutti i lavoratori che hanno effettuato l’isolamento fiduciario da gennaio a giugno di quest’anno.
Sono almeno 45mila i dipendenti che hanno osservato un periodo a casa per sospetti casi di coronavirus. Cosa li aspetta?
I segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Rossana Dettori, Angelo Colombini e Ivana Veronese, hanno preso in mano la situazione.
Lo scorso 10 agosto hanno inviato una lettera ai ministri Andrea Orlando (Lavoro) e Daniele Franco (Economia), chiedendo “un intervento normativo urgente”.
I lavoratori che hanno l’obbligo di effettuare la quarantena devono essere tutelati.
Inoltre hanno chiesto di proteggere tutti quei lavoratori fragili che dal 30 giugno per i quali saltare un giorno di lavoro non è più considerato come un giorno di ricovero ospedaliero.
Si parla di immunodepressi, malati oncologici, sottoposti a terapie salvavita e disabili gravi.

Il presidente francese Emmanuel Macron fa causa al proprietario del cartellone per averlo descritto come Hitler

Parigi, 29.07.2021 euronews - Il presidente francese Emmanuel Macron sta facendo causa a un proprietario di cartellone che lo ha descritto come Adolf Hitler per protestare contro le restrizioni covid-19. Michel-Ange Flori, che possiede circa 400 cartelloni pubblicitari nel dipartimento meridionale del Var, ha scritto mercoledì su Twitter: "Ho appena saputo che domani sarò ascoltato alla stazione di polizia di Tolone a seguito di una denuncia del presidente della Repubblica". "Quindi in Macronia si può prendere in giro il assto del profeta, questa è satira, ma far sembrare il presidente un dittatore è una bestemmia", ha aggiunto. 
Il manifesto del misfatto ritrae Macron con l'uniforme del leader nazista Hitler, con i baffi, una serratura sulla fronte e l'acronimo del movimento presidenziale LREM trasformato in svastica. Un messaggio recita: "Obbedisci, vaccinato". E' stato mostrato nei giorni scorsi su due cartelloni che misurano quattro metri per tre metri situati su una strada a quattro corsie nei pressi dell'ingresso di Tolone. Qualcuno aveva scritto "Vergogna" su uno di loro. La Procura di Tolone ha aperto martedì un'inchiesta per "insulto pubblico". Il reato di "insulto al presidente della Repubblica" è stato abrogato nel 2013 dopo una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che condannava la Francia, ma il capo dello Stato è protetto dall'insulto e dalla diffamazione pubblica come qualsiasi cittadino comune, anche se i procedimenti giudiziari, talvolta percepiti come un attacco alla libertà di espressione, sono rari. Flori si è difeso dicendo: "Vedi Hitler, ma puoi vedere Stalin, o vedo Charlie Chaplin in Il dittatore". Questi manifesti mirano a mettere in discussione "questa democrazia in cui le decisioni vengono prese senza discussione in un consiglio sanitario", ha spiegato. Non è la prima volta che i suoi manifesti, che usa regolarmente per commentare questioni politiche o sociali, hanno attirato critiche o lo hanno portato in difficoltà legali. Le persone contro le restrizioni covid-19 in Francia hanno paragonato il paese a una dittatura con alcuni di coloro che protestano contro il pass per la salute - attualmente richiesto per visitare luoghi di svago e culturali ma presto esteso a bar, ristoranti e mezzi pubblici a lunga distanza - visto indossare stelle gialle che ricordavano quelli che i nazisti costrinsero gli ebrei a indossare. Il ministro per gli Affari europei Clément Beaune ha condannato la retorica, affermando: " Vorrei che ci fossero molte dittature come Frace in tutto il mondo".

Liberati i pescatori italiani sequestrati dalla Libia

Bengasi 17.12.2020 lapresse - Liberati i pescatori italiani in Libia. Il ministro Di Maio e il premier Conte sono stati a Bengasi proprio oggi per la liberazione. Il presidente del Consiglio su Twitter scrive: “Buon rientro a casa”.  Commossa la reazione della moglie di uno dei pescatori: “Provo solo tantissima gioia, aspettavamo con ansia la notizia; mi hanno confermato che sono sui pescherecci”, ha detto Cristina Amabilino. “Non ho ancora parlato con mio marito, anche se lo sento tra due giorni non mi importa”, ha aggiunto ricordando che l’ultima volta che lo ha sentito era l’11 novembre. “Abbiamo avuto paura di non rivederlo più“, ha aggiunto uno dei tre figli, a Roma da giorni con la madre per fare pressione e chiedere la liberazione dei pescatori siciliani. Parenti e amici dei 18 pescatori liberati il Libia questa mattina si sono ritrovati in una sala del comune a Marzara del Vallo (Trapani) per aspettare, col sindaco Salvatore Quinci, altre notizie ufficiali sulla sorte dei loro cari. “La liberazione dei pescatori italiani trattenuti in Libia dimostra che il governo e la Farnesina hanno lavorato bene, in silenzio, senza clamori e alla fine hanno portato a casa i nostri connazionali senza cedere a ricatti. La lunghezza della loro detenzione è la dimostrazione che la trattativa non è stata facile. Chi fa ironia come Salvini evidentemente non conosce il lavoro che è stato fatto. Grazie al ministro Di Maio e al presidente Conte per questo risultato”, è il commento dei senatori Movimento 5 Stelle Commissione Esteri Palazzo Madama.“Finalmente liberi dopo un incubo durato piu di 108 giorni. In questi lunghi mesi non abbiamo mai smesso di seguire questo caso e pochi giorni fa avevamo ottenuto un aiuto concreto per le loro famiglie. Siamo molto felici che possano trascorrere il Natale accanto ai loro cari”. Grazie al governo e al parlamento per l’azione svolta in questi mesi. Cosi Davide Faraone, presidente dei Senatori di Italia Viva, intervenuto in aula al Senato poco dopo la notizia della liberazione dei pescatori italiani sequestrati a Bengasi. Polemico invece il leader della Lega Matteo Salvini: “Oggi sono 108 giorni dal sequestro, con comodo…”.

Il calcio perde altro mito: Paolo Rossi, campione del mondo 1982

Vicenza 10.12.2020 lanotiziagiornale - E’ morto nella notte a 64 anni, stroncato da un male incurabile, Paolo Rossi, mitico attaccante di Juventus e Milan, bomber della Nazionale che, nel 1982, conquistò con Bearzot in panchina i Mondiali in Spagna. A darne la notizia, nella notte, la moglie Federica Cappelletti. “Non ci sarà mai nessuno come te, unico, speciale, dopo te il niente assoluto…”, il suo cordoglio sui social. Oltre alla moglie, lascia i 3 figli Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro. Nato a Prato il 23 settembre 1956, Rossi, si fece conoscere al grande pubblico con il Vicenza di Fabbri, si consacrò nel Perugia del primo sponsor sulle maglie e divenne ‘Pablito’ nell’estate del 1982, due anni dopo il suo passaggio alla Juventus. Non fu facile per la punta toscana tornare a calcare i campi, dopo aver perso l’Europeo casalingo del 1980 per una squalifica di due anni a causa di una presunta combine di Avellino-Perugia, match in cui peraltro segnò una doppietta. Rossi tornò giusto in tempo per togliere il posto al romanista Roberto Pruzzo, che finì la stagione da capocannoniere, e per prendere per mano la Nazionale di Enzo Bearzot ai Mondiali di ‘Spagna 1982’. Dopo una prima fase non certo esaltante, si trasformò in Pablito, realizzando tre reti al Brasile dei fenomeni Zico e Falcao, due in semifinale alla Polonia di Boniek e uno, il primo, nel match per il titolo al Santiago Bernabeu di Madrid con la Germania Ovest di Rummenigge, vinto dagli azzurri per 3-1 sotto gli occhi felici del Presidente della Repubblica Sandro Pertini. Una cavalcata incredibile per un attaccante definito ‘di rapina’ per un fiuto del gol che nel tempo ha avuto pochissimi rivali. Rossi occupa la 42esima posizione nella classifica dei migliori calciatori del ventesimo secolo pubblicata dalla rivista World Soccer e nel 2004 è stato inserito nel Fifa 100, una lista dei 125 più grandi giocatori viventi, selezionata da Pelè e dalla Fifa in occasione del centenario della federazione.

Maradona : Eterno Campione, il 25 dicembre il Suo Trigesimo

Roma 5.12.2020 vaticannews - Lanus 30.10.1960 - Tigre 25.11.2020 È morto Maradona, poeta del calcio. Il Papa lo ricorda nella preghiera. Il mondo dello sport in lutto per la morte del calciatore argentino Diego Armando Maradona, da molti considerato il più grande giocatore di tutti i tempi, ma uomo dalle molte fragilità. Papa Francesco ripensa "con affetto" agli incontri del 2014, in occasione della Partita per la pace, e poi del 2015, nell’ambito delle iniziative e i progetti di Scholas Occurentes. Mescolava fede e orgoglio nazionale, il campione celebrato come una divinità pagana a Napoli, dove si trova un “altarino” a pochi passi dalla Cappella San Severo che custodisce il meraviglioso Cristo Velato. E in piazzetta Nilo, al Bar Nilo, dove c’è ancora l’edicola votiva in suo onore, a quasi trent’anni dall’ultima partita ufficiale con la maglia partenopea, prima del traumatico distacco. La Regione Campania col Governatore De Luca dedica "Mostra-stadio Maradona" la storica stazione della Cumana che porta gli spettatori verso lo Stadio di Calcio dove giocava Maradona col Napoli, il "San Paolo", a Fuorigrotta, un quartiere di Napoli, che dal punto di vista ecclesiastico appartiene alla diocesi di Pozzuoli ove monsignor Gennaro Pascarella si è espresso a favore del Sindaco di Napoli De Magistris e dopo le autorizzazioni del Prefetto della Provincia di Napoli a deliberare il cambio del nome in "Stadio Diego Armando Maradona". Il 25.12.2020 il Suo Trigesimo.

Italia : Firmato nuovo accordo per la difesa

Roma, 04.12.2020 larepubblica – L’Italia e il Governo di Tripoli hanno firmato un nuovo “Accordo di cooperazione tecnico-militare”, un segnale politico importante dopo mesi in cui l’Italia è rimasta in seconda fila sul fronte della sicurezza nei rapporti con la Libia. "Vulcano di Rabbia" informa che l’accordo firmato dal ministro della Difesa libico Saleh Namrush e il suo omologo alla Difesa italiana Lorenzo Guerrini e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla Farnesina prevede la “partecipazione ad esercitazioni e manovre militari, assieme all'organizzazione di istituzioni militari e di sicurezza, e la cooperazione nel campo della medicina militare, attraverso la riabilitazione di personale medico e ausiliario, dispositivi e attrezzature, e lo scambio di consulenti, informazioni ed esperienze nel campo della ricerca scientifica e tecnica e della sicurezza militare”.

Nave Italiana e Marittimi Napoletani bloccati al largo della Cina

Huanghua, 1.12.2020 shippingitaly - Al largo del porto cinese Huanghua c’è una nave bulk carrier battente bandiera italiana che da mesi è bloccata senza poter scaricare il carico di carbone imbarcato né consentendo l’avvicendamento dell’equipaggio imbarcato in alcuni casi da oltre un anno. Il caso è sollevato sulle colonne del quotidiano Il Mattino di Napoli che riporta le parole di Giuseppe Pugliese, comandante della nave MBA Giovanni della società Michele Bottiglieri Armatore. Sulla nave sono imbarcati 19 marittimi, 6 dei quali sono italiani e gli altri filippini, tutti stremati per il periodo d’imbarco che è arrivato per alcuni quasi al triplo di quanto normalmente consentito in era pre-Covid. 4 lavoratori sono a bordo da 14 mesi, 5 da oltre 12 mesi e il comandante (originario di Monte di Procida) da 11 mesi. Dal 29 giugno scorso sono bloccati nel golfo di Bohai perché il carico di carbone imbarcato in Australia alcune settimane prima è finito al centro di una contesa internazionale tra Cina e Australia e non può essere scaricato in porto. Non è nemmeno possibile per la nave dirigersi altrove, Sud Corea, Hong Kong o Filippine, perché il ricevitore ha già pagato la merce e quindi non consente alla MBA Giovanni di allontanarsi dalle acque territoriali cinesi. A causa dell’emergenza Covid-19 la Cina è fra i paesi che non consentono l’avvicendamento degli equipaggi sulle navi e quindi anche un ormeggio temporaneo in banchina non risolverebbe il problema. L’armatore Michele Bottiglieri e il suo staff hanno provato a mettersi in contato con la Farnesina e con l’Ambasciata d’Italia a Pechino e con quella cinese a Roma ma finora senza risultati utili. La speranza ora è che alzando l’attenzione mediatica su questa vicenda possa smuoversi qualcosa e un primo piccolo segnale d’attenzione è arrivato da un rappresentante del Consolato italiano a Pechino che ha assicurato assistenza in case di emergenze mediche o di altre urgenze.

Natale 2020, è arrivato l'Albero in Piazza San Pietro dalla Slovenia

Città del Vaticano, 01.12.2020 askanews  -  Una gru ha sollevato in piazza San Pietro l'abete rosso di 28 metri e diametro di 70 centimetri giunto dal comune di Kocevje, sul fiume Rinza, in Slovenia. Questo, insieme al Presepe, sarà l’allestimento natalizio in Vaticano, difatti fin dai tempi antichi, l’abete è simbolo di fertilità e solennità natalizie. L’inaugurazione, avverrà venerdì 11 dicembre alle ore 16.30 – pur con le limitazioni imposte dalla pandemia – in una cerimonia ristretta e presieduta dal Presidente e dal Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. L’albero e il presepe rimarranno esposti ai visitatori fino al 10 gennaio 2021, Festa del Battesimo del Signore. Il presepe monumentale, invece giunge da Castelli, in provincia di Teramo, centro per la ceramica dal sec. XVI

Speciale sull'Auto elettrica in situazioni di incidente

Auto ibride ed elettriche:
cosa fare in caso di incidente

Milano, 28.03.2019 automoto - L'auto elettrica o ibrida è davvero più pericolosa di un'auto con motore a benzina o gasolio in caso di incidente? In teoria no, come sostengono i Vigili del Fuoco di tutto il mondo, a patto di adottare certe precauzioni per via delle alte tensioni elettriche che sono in gioco e della presenza delle batterie che in caso di incendio vanno trattate in maniera specifica dai soccorritori.
In caso di urto, infatti, un eventuale danno alle batterie potrebbe innescare un incendio al pari di un'auto alimentata da liquidi infiammabili come benzina verde o gasolio, ma visto che l'energia elettrica è invisibile e inodore bisogna essere ancora più prudenti perché le fiamme potrebbero propagarsi senza preavviso. Va tenuto anche a mente che le batterie possono rilasciare delle sostanze nocive per contatto o inalazione, mentre può essere concreto il rischio di folgorazione se i circuiti sono danneggiati. Dal punto di vista dell'automobilista, si possono però adottare le linee-guida di sicurezza tracciate dalla NHTSA, l'autorità americana per la sicurezza dei veicoli, in caso di incidente con danni significativi.
1.     Aprire tutti i finestrini prima di uscire.
2.     Spegnere l'auto, azionare il freno a mano e/o mettere la leva del cambio nella posizione di parcheggio “P”. Estrarre la chiave di avviamento e/o portarla con sé.
3.     Chiamare i soccorsi chiedendo l'intervento dei Vigili del Fuoco, specificando che è coinvolta un'auto elettrica o ibrida e fornire marca e modello.
4.     Non toccare la vettura ed evitare di inalare gas e vapori o toccare i liquidi che eventualmente possono fuoriuscire dalla vettura.
5.     Tenersi ad una distanza di sicurezza di almeno 10 metri. La migliore posizione è quella sopraelevata e sopravvento rispetto al veicolo danneggiato. Ciò servirà anche a disattivare i circuiti in caso sia presente un sistema di apertura delle portiere a distanza e/o di avviamento “keyless”.
6.     All'arrivo dei Vigili del Fuoco ribadire che si tratta di una vettura elettrica/ibrida e fornire marca e modello.
Le stesse precauzioni vanno adottate in caso di veicolo sommerso o alluvionatoUn'ulteriore misura di sicurezza potrebbe essere quella di tenere a bordo la scheda di soccorso, il documento stilato da ogni Casa che fornisce ai pompieri le informazioni su quali punti e come intervenire per mettere in sicurezza la vettura ed eventualmente estrarre gli occupanti al suo interno. Va tenuta fissata all'aletta parasole lato conducente e la sua presenza può essere segnalata con un adesivo sul parabrezza (in Italia lo si può richiedere all'Associazione Familiari e Vittime della Strada sempre attraverso il sito www.schedadisoccorso.it da cui si possono scaricare le schede di soccorso per la propria auto).
In ogni caso le squadre dei Vigili del Fuoco chiamate a intervenire sanno come operare. L'intervento su un'auto elettrica o ibrida presuppone infatti una specifica preparazione e dotazione di sicurezza, come tute, guanti, caschi e pinze isolanti dalle alte tensioni e procedure specifiche per lo spegnimento degli incendi alle batterie, in particolare quelle agli ioni di litio che possono bruciare a lungo prima di essere messe definitivamente in sicurezza.
Una circolare della Direzione Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica dei Vigili dei Fuoco emanata sul finire del 2018 ha affrontato in maniera specifica il tema. Nel documento si legge: «Un apposito gruppo di lavoro, costituito da tecnici dei vigili del fuoco, rappresentanti di aziende elettriche installatrici di infrastrutture di ricarica dei veicoli elettrici, rappresentanti delle case automobilistiche costruttrici di veicoli elettrici e/o ibridi (CUNA), rappresentanti del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), ricercatori e studiosi (ENEA, Università) e professionisti antincendio, ha raccolto i dati disponibili a livello nazionale ed internazionale ed ha concluso che, allo stato attuale, non risulta che i veicoli elettrici presentino un livello di rischio di incendio e/o esplosione maggiore rispetto ai veicoli tradizionali; inoltre, le stazioni di ricarica delle batterie dei veicoli elettrici, allo stato attuale, risultano presentare rischi di natura prettamente elettrica».
Nessuna paura, dunque, ma è bene sapere come comportarsi in attesa dei soccorsi.

Incidente con auto elettriche:
come funziona lo stacca-batteria

Torino, 03.10.2019 sicurauto - Le auto elettriche più recenti hanno uno stacca-batteria automatico che aiuta i soccorritori e impedisce scosse o incendi: ecco come funziona quando si attiva, Il pericolo d’incendio di prendere la scossa dopo un incidente sono i timori più grandi con un’auto elettrica. Senza contare poi che, oltre alla preparazione e all’abilitazione CEI 11-27, chi interviene su un’auto elettrica o ibrida deve mettere in sicurezza il veicolo prima di operare. Per evitare inutili ritardi le auto elettriche più recenti hanno uno stacca-batteria automatico. Vediamo come funziona in caso di incidente e cosa cambia rispetto alla procedura tradizionale per la messa in sicurezza di un’auto elettrica.
Come mettere in sicurezza un’auto elettrica dopo un incidente - Normalmente in caso d’incidente con un’auto elettrica, il soccorso meccanico e i vigili del fuoco devono essere in grado di mettere in sicurezza l’impianto ad alta tensione. Staccare la batteria in pratica è obbligatorio prima di poter soccorrere eventuali feriti o rimuovere l’auto dalla strada. Ma tutte le auto sono diverse e anche se esiste un database a disposizione dei soccorritori con le schede di soccorso, il più delle volte accedere ai connettori di emergenza è difficoltoso. Ecco perché appena intervengono i vigili del fuoco, per mettere in sicurezza un’auto elettrica incidentata tranciano i cavi ad alta e bassa tensione o scollegando il connettore principale come nell’immagine sotto.
Quando chi soccorre un’auto elettrica non è un professionista - Bosch però ha realizzato dei sensori automatici stacca-batteria che in modo simile all’airbag si attivano in caso d’incidente. Si tratta di microchip dotati di piccole cariche esplosive che interrompono l’impianto elettrico dalla batteria agli altri componenti dell’auto. Per convenzione i cavi ad alta tensione delle auto sono contrassegnati dal colore arancione ma individuarli non è facile su un’auto che potrebbe essere fortemente danneggiata. In questi casi la corrente della batteria potrebbe arrivare alla carrozzeria e provocare shock elettrici anche ai primi soccorritori, che possono essere anche automobilisti di passaggio.
Lo stacca-batteria automatico su un auto elettrica si basa su un semiconduttore che attiva quello che nel gergo viene definito “pirofusibile”, cioè un fusibile che si brucia. Se l’auto elettrica è coinvolta in un incidente e si attivano gli airbag, si attivano anche i pirofusibili sui cavi ad alta tensione. Si attivano così tante piccole micro-esplosioni che interrompono il collegamento tra l’elettronica di potenza e la batteria dell’auto elettrica.

Incendio auto elettrica: il curioso intervento dei Pompieri  in Belgio

Anversa, 28.08.2021 automoto - Una pagina pubblica su Facebook ha pubblicato un paio di scatti legati allo spegnimento di un incendio di un'auto ibrida. Le foto, che mostrano due passaggi cruciali di questo processo, evidenziano come l'auto viene presa e messa all'interno di una vasca per mantenere raffreddata la batteria per lungo tempo.
Ecco tutti i passaggi spiegati per filo e per segno: "Dove un incendio ′′ normale ′′ è una questione di spegnimento e di trasporto, un incendio in un'auto ibrida è un lavoro molto più complicato. Giunti sul posto, abbiamo rilevato un forte sviluppo di fumo che fuoriusciva dalla batteria. Questo è quello che succede quando la temperatura di una batteria aumenta significativamente. Le fiamme erano già visibili poco dopo l'arrivo. Dopo aver abbattuto le fiamme, abbiamo raffreddato pesantemente il veicolo e lo abbiamo inserito in un apposito contenitore.
Del resto una batteria danneggiata può riprendere fuoco anche dopo un raffreddamento marcato a causa di una reazione chimica nella batteria. Per fermare questa reazione, è necessario raffreddare la batteria per molto tempo. Quindi per questo utilizziamo un apposito contenitore in cui il veicolo può essere sommerso per un periodo più lungo. Il contenitore è stato inserito in un parcheggio."
Ovviamente il procedimento non si ferma solo a questo, ma prosegue anche per la rimozione del mezzo: "Una volta che il veicolo sarà completamente raffreddato, un servizio di traino lo rimuoverà dal contenitore e lo indirizzerà al concessionario. Una vettura ibrida che prende fuoco a causa della batteria è comunque da smaltire, e non sarà il liquido a danneggiarla più del previsto. Ovviamente anche l'acqua per estinguere l'incendio è stata smaltita, in quanto inquinata, e per questo è stata depositata in serbatoio e verrà controllata e lavorata.