Drago e Dragone
tra storia, culture e credenze
Roma, 17.02.2021 agichina - Il 23
gennaio scorso i Cinesi hanno festeggiato l'inizio dell'anno del drago. Il
drago è sempre stato un animale, mentre il dragone è un soldato a cavallo. San
Giorgio uccide un drago, non un dragone, altrimenti si sarebbe trattato di uno
scontro tra due cavalieri. Non è chiaro se la prima raffigurazione pittorica di
questa leggenda rappresenti veramente un drago. In latino il termine
draco/draconis indica un grosso serpente, come quello che avrebbe soffocato
Laocoonte e i suoi figli. In ogni caso il drago come il serpente
simboleggia il male. Anche la Vergine lo schiaccia. Per indicare
la differenza tra i due termini gli Inglesi distinguono fra l'animale Dragon ed
il soldato Dragoon. I Tedeschi chiamano il primo Drache ed il
secondo Dragoner. Solo i Francesi chiamano entrambi Dragon. In portoghese il
termine per drago è Dragao, che si pronunzia Dragon. Il primo a parlare di
dragoni imperiali fu il gesuita maceratese Matteo Ricci (XVI secolo). Alla pari
di altri missionari che si recavano in Cina, Ricci trascorse prima un periodo a
Coimbra, in Portogallo, dove studiò il portoghese. Fu il primo occidentale a
parlare del drago che dal portoghese trasformò nel nome di dragone. Parlare di
dragone cinese è un derivato, quindi, dal portoghese. Dall'epoca di Matteo
Ricci qualche autore ha usato, impropriamente, il nome di dragone al posto di
drago.
Il drago
cinese ha spesso in bocca una palla o una perla. La perla è simbolo di pioggia, elemento
indispensabile per un popolo come il cinese, eminentemente contadino. E' quindi
più corretto parlare di drago cinese e lasciare il dragone alla terminologia
militare. Il drago più comune (detto "lungo"), prende a prestito le proprie
caratteristiche da veri animali, nove, si diceva: la testa al cammello, le
corna al cervo, gli occhi al coniglio (o al gamberetto, secondo altri), le
orecchie alla mucca, il corpo alla lucertola, il ventre alla rana, le scaglie
alla carpa, le zampe o le palme alla tigre, gli artigli all'aquila. Accade di
rado che sia dotato d'ali (di pipistrello, in tal caso) e poteva essere di vari
colori. Si credeva che fosse sordo e si nutrisse di carne di rondine. Infine,
elemento importante per il nostro approccio: diversamente da quanto accadeva
nell'occidente medievale, in cui rappresentava l'incarnazione del male e delle
forze maligne, al contrario, in Cina, il drago è una creature benefica e di
buon augurio. Annunciava la pioggia e distribuiva fertilità. Aveva il potere
della metamorfosi, il dono di rendersi, a piacimento, visibile o invisibile, e
le sue apparizioni in cielo - sempre folgoranti - erano accolte come presagi di
messi abbondanti, garanzie di future ricchezze. Si riteneva che i draghi
potessero nascondersi e annidarsi ovunque, nei cieli, in acqua, sulla terra e
sottoterra. D'altronde, negli ultimi secoli, il drago venue anche associato al potere
imperiale: divenne “l’animale emblematico dell'imperatore", detto
"Figlio del Cielo", ma anche "Volto di Drago". In questo
caso il nostro animale soprannaturale simboleggiava la funzione, che spettava
all'imperatore, di assicurare i ritmi stagionali e lo scorrere armonioso della
vita. L'Imperatore era garante dell'ordine e della prosperità dell'universo. Al collo dei draghi era spesso rappresentata una perla appesa,
che ricordava il fulgore e la perfezione delle parole dell'imperatore, la
precisione del suo pensiero e l'assennatezza degli ordini del sovrano.
"Non si discute la perla del drago" soleva ripetere lo stesso Mao
Zedong! Così, in Cina, nonostante il suo aspetto fantastico, il drago non ha mai
assunto quelle caratteristiche paurose e bellicose che gli conferirono i nostri
artisti, opponendolo a San Giorgio o a San Michele, per esempio. A1 contrario,
in Cina lo vediamo spesso bonario, che gioca con un compagno a rincorrere una
perla infiammata, il "rubino magico", una specie di pallina irta di
una voluta, che si riteneva richiamasse la folgore e il rombo del tuono. Per
altri, questa "perla lucente", spesso rossa, rappresenterebbe la
luna, o ancore il sole, o perfino l'uovo cosmico, che si ritiene contenga tutta
l'energia umana condensata. Di fatto, la voluta raffigurata su questa palla,
riproduce il segno figurativo del tuono nella scrittura arcaica. Ed è
indiscutibile che il drago fosse del resto strettamente connesso alla pioggia,
all'acqua e alle nuvole. Di natura essenzialmente acquatica, il drago compariva
regolarmente nel mezzo di nuvole o di flutti, e se spesso si contorce con
veemenza, è più per manifestare la propria forza, foga e vitalità, che per
esprimere aggressività o furore. In Cina veniva percepito come un animale
bonario e giocherellone. Nelle raffigurazioni dei combattimenti tra draghi, questi non si mordono e
non si dilaniano mai come si può invece vedere in Iran, nei manoscritti o sulle
ceramiche. In Cina la loro fugace apparizione annunciava la pioggia o qualche
felice avvenimento politico, per esempio la nascita di un futuro grande
imperatore.